Corte Europea dei diritti dell’Uomo: indipendenza e imparzialità del TAS
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha respinto il ricorso presentato da Adrian Mutu avverso la pronuncia del Tribunale Federale Svizzero del 2010 che aveva confermato la decisione del Tribunale dell’Arbitrato per lo Sport, la quale condannava il giocatore al pagamento di 17 milioni di euro al Chelsea FC – al tempo, club nel quale militava – dopo che nel lontano 2004 risultava positivo alla cocaina a seguito di un test antidoping.
In particolare, la CEDU riconosce l’autorità del Tribunale dell’Arbitrato per lo Sport quale tribunale altamente specializzato in questioni sportive in grado di rispettare i principi di indipendenza ed imparzialità, garantendo il principio ad un giusto processo ed il rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo – a differenza di quanto affermato dallo stesso Mutu nel suo ricorso – e che facilita altresì la speditezza dei procedimenti nella più assoluta legalità.
Così facendo, la CEDU riafferma – per la primissima a volta livello continentale – la genuinità del TAS e la necessità della sua presenza per il rispetto del principio di uniformità nello sport, e cristallizza così la condanna al risarcimento di 17 milioni di euro da parte di Mutu al Chelsea FC definitivamente.