Tour de France: il caso Froome frutto di un buco regolamentare
Una moto che urta la maglia gialla, il leader della corsa costretto a proseguire a piedi perdendo diversi secondi, gli avversari che recuperano terreno e il Tour de France che per un episodio fortuito può cambiare padrone. Tutto questo è avvenuto ieri, in pochi secondi, nel corso della dodicesima tappa da Montpellier al Mont Ventoux, quando una motocicletta ha urtato il britannico Froome all’attacco con altri corridori. All’arrivo, la giuria di gara ha dovuto decidere se ed eventualmente come intervenire, ma una volta vagliate le varie possibilità ha compreso che non vi era nessuna norma che regolasse quanto accaduto.
In altre parole, la fattispecie concreta non risultava assumibile in alcuna fattispecie astratta. Un vuoto normativo che doveva essere colmato con una scelta obbligata: utilizzare i principi fondamentali e le norme generali dell’ordinamento sportivo per giungere ad una soluzione.
Da qui la decisione di applicare le norme sul fair play sportivo che prevedono tra le altre statuizioni la neutralizzazione del tempo quando mancano 3 km all’arrivo. Questa regola sarebbe applicabile solo nelle tappe pianeggianti, mentre ieri, vista l’eccezionalità della fattispecie, si è deciso di estenderla anche in una tappa pirenaica. Insomma, un’ipotesi piuttosto singolare in cui l’attività interpretativa della giuria di gara si è rivelata fondamentale per giungere ad una decisione.
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